giovedì 5 febbraio 2009

stage di bobodon in Burkina Faso

STAGE DI DANZA E PERCUSSIONI E INCONTRO CON LA ETNIA BOBO IN BURKINA FASO
in collaborazione con Viaggi Solidali
http://www.viaggisolidali.it/

scuola Bobodanse di Noumoutie Ouattara
famiglia griot di Seydou Dao
Famiglia Ouattara de Logofourousso
http://www.youtube.com/watch?v=mVjYqIXf7KA



Vania arrivata per prima nella capitale approfittò di due serate organizzate dal Centre de Developpement Coreographique della rinomata compagnia di danza Salia ni Seydou, assitendo allo spettacolo della coreografa burkinabè Irene Tassembeogo e della ballerina senegalese Nelly Ketty.
Le ragazze alloggiarono a Ouagadougou nel hotel Pavillon Vert, hotel confortevole in pieno centro città, provvisto di un gradevole patio con giardino.
La domenica 21 dicembre, accompagnate da uno dei giovani facilitatori dello stage, Albudi Dicko si recarono a Bobo-Dioulasso dove Noumoutie Ouattara e Seydou Dao le aspettavano.
A Bobo affittammo in collaborazione con il Museo della Musica, una casa vicino alla scuola di danza di Noumoutie Ouattara e alla corte della gran famiglia griot di Seydou Dao. La casa, nel settore 21, climatizzata e provvista di tutti i confort, si situa in un quartiere tranquillo e popolare, molto vivo sia grazie ai mercati diurni che ai locali per le serate a ritmo di coupè decalé, musica ivoriana di grande successo.

La prima settimana di stage si è suddivisa in mattinate di danza afro contemporanea con Sibiri Konatè e Aminata Sanou, accompagnate dalla troupe Foronto’ e di pomeriggi all’insegna della danza tradizionale bobo, detta bobodon, condotta da Noumoutie Ouattara accompagnato dalla troupe tradizionale di Dioulasso Ba, Djeli Fari. Alcune delle ragazze, la mattina scelsero di seguire i corsi di djembe con Seydou Dao e la sua famiglia.

In questa prima settimana gli stagisti assistettero a un grande concerto, organizzato da Arouna Dembele, che presento’ al pubblico molti dei gruppi tradizionali della città, tra cui Djeli Fari. Allo spettacolo intervenne anche Lassina del famoso gruppo Les Freres Coulibaly.
Il giorno di natale organizzammo in collaborazione con il centro di accoglienza dei bambini di strada, l’Arbre d’enface, uno spettacolo di marionette della compagnia E.M.I.S., offrendo ai bambini una merenda di succhi di mago e dolcini preparate dalle ragazze del quartiere.
Il primo fine settimana di riposo ci recammo tutti insieme alle cascate di Banfora, vero paradiso a un’ora da Bobo.

Nella seconda settimana le stagiste divennero 6, perché si aggiunsero altre ospiti viaggiatrici autonome, richiamate dalla novità dello stage, che proponeva un insieme di diversi ritmi e la presenza di un gruppo tradizionale. Dopo 10 giorni intensivi di ritmi bobo e bwaba, ci recammo ai villaggi bobo di Koumi e Logofourousso, per visitarne l’architettura locale, riconosciuta dall’Unesco come uno dei patrimoni del paese e nel pomeriggio danzammo insieme alle donne in un grande circolo, chiamato anche bal poussiere.
La gente dei villaggi fu piacevolmente sorpresa e orgogliosa di constatare come le allieve avevano imparato e assimilato i ritmi della tradizione e a loro volta le allieve poterono ricostruire il contesto dei passi che avevano appreso, permettendole di entrare più in profondità nella cultura locale, per capirla e rispettarla.

Il secondo fine settimana durante l’escursione prevista nella foresta di Kou, conosciuta anche come la Guinguette, riordinata e protetta dalla Cooperazione del Lussembourgo, progetto BKF, si imbatterono in una festa tradizionale delle donne, che accettarono le straniere, grazie alla danza che avevano appreso. Poterono ballare insieme perché ne avevano studiato la lingua, infatti la danza e la musica africana sono il linguaggio tradizionale delle culture locali, che sopravvivono all’ondata di globalizzazione ancorate ai loro costumi e protette dall’invisibilità dei loro simboli.

Le allieve trovarono l’esperienza, anche se circoscritta alla regione di Bobo-dioulasso , intensa e si sentirono arricchite delle conoscenze fatte e coscienti di avere creato un contatto, anche se per poco, con una cultura molto diversa e antica.

Gli artisti ci ringraziarono per l’organizzazione e la possibilità di dimostrare i loro sforzi per salvaguardare il loro patrimonio musicale.

La gente del villaggio ancora oggi ride pensando alle toubabù (bianche in lingua dioulà) che danzano i passi della loro tradizione, parlano la loro lingua suonando il djembe e ascoltano le loro storie raccontate dai longa, tamburi che si suonano sotto il braccio, veri strumenti tradizionali dei contastorie burkinabè.

























QUEST'ULTIMA FOTO E' DELLA STAGISTA FRANCESCA LUCCHI